Gli animali nelle varie culture e religioni


Pensando alle antiche e grandi civiltà, non si può non pensare tristemente ai sacrifici animali a scopo propiziatorio, agli spettacoli sanguinari dei romani, in cui belve affamate sbranavano nei circhi prigionieri e cristiani, non si può non pensare ai banchetti luculliani, in cui ogni genere di creatura, di terra, d’aria o d’acqua, figurava in bella vista e ben contornata sulle tavole dei potenti.

Ma l’uomo non si è fermato qui, ha utilizzato gli animali per vestirsi con le loro pelli e pellicce, per ricavare oggetti più o meno utili dalle diverse parti del loro corpo, per esibirne i trofei, li ha sezionati per curiosità, li ha sottoposti a esperimenti dolorosi e strazianti, in nome della scienza e del progresso. La nostra specie è invasiva, al punto da impossessarsi di ogni angolo del pianeta modificandolo in base alle proprie esigenze, sottraendo giorno dopo giorno l’habitat naturale agli altri animali, determinandone in molti casi l’estinzione.

L’uomo toglie la libertà agli animali, li ingabbia, li rinchiude, li confina in spazi non sufficienti per puro divertimento o per assurdi scopi didattici, li usa, costringendoli a compiere gesti innaturali per il solo divertimento e per lucro. La maggior parte delle religioni, ad esclusione delle filosofie buddiste e parzialmente l’induismo, non include nella propria visione la pietà verso le altre creature, quindi il rispetto della loro vita e del loro modo di essere e di vivere, giustificando tale concezione con la naturale superiorità dell’uomo, autorizzato quindi a servirsi di esse senza alcun limite etico, morale, materiale.

 

In conseguenza di ciò anche le forme di macellazione non tengono conto della sofferenza dell’ individuo animale, che prossimo alla morte, mostra reazioni di paura e di vero terrore, avendo inoltre assistito appena un attimo prima alla brutale uccisione dei compagni di stalla.

I metodi di stordimento preventivi sono indubbiamente da preferire rispetto allo sgozzamento con sanguinamento e agonia lenta dell’animale previsti dalla dottrina islamica, ma non sono certo sufficienti a impedire lo stato di terrore e angoscia che l’animale da macello vive in attesa della morte…L’odore della paura di coloro che l’hanno preceduto e del sangue, crea in esso una condizione emotiva  e ne inquina le carni e non sarà lo stordimento a rendere migliore quel tragico momento, in cui un essere vivente viene privato della vita che gli spetta e che gli è propria a causa delle pretese del palato umano.

Emanuela Stolfi
Presidente APAS