Un corteo su cui riflettere


A Montichiari alcuni manifestanti hanno provato ad andare oltre, hanno provato a ripetere una cosa più unica che rara: la liberazione in pieno giorno e sotto gli occhi della polizia di alcuni cani prigionieri nell’allevamento Green Hill. Questo ha messo in luce un dato di fatto: quel lager sulla collina è indifendibile. Così come è ormai indifendibile dal sindaco Zanola, dall’ASL e dalla Polizia Locale a seguito delle registrazioni uscite dall’allevamento che abbiamo reso pubbliche la settimana scorsa, in cui si sentono i dipendenti parlare di soppressioni di cani “di seconda scelta” per mano propria, per evitare l’iscrizione nell’anagrafe canina.

Green Hill è su tutti i fronti indifendibile. La vivisezione è su tutti i fronti ingiustificabil
e.

Il nostro scopo era quello di portare tante persone interessate alla lotta alla vivisezione e allo sfruttamento animale a Montichiari, sotto l’allevamento lager di Green Hill, per poi avviare un presidio permanente/accampamento il quale aveva ottenuto solo un’autorizzazione limitata, che si sarebbe poi eventualmente prorogata in base allo svolgimento del corteo.

Se da una parte siamo molto contenti dei numeri, della partecipazione e dello spirito messo in campo dalla maggior parte di coloro che hanno deciso di abbracciare questa lotta, vogliamo portare all’attenzione di tutti, anche a seguito di polemiche sollevate via internet, certe dinamiche che si sono sviluppate nella giornata di sabato. Dinamiche e fatti che ci rendono tutt’altro che contenti, anzi, che hanno trasformato un bel momento di lotta in un’esperienza per certi versi sgradevole. Pensiamo sia importante analizzare queste dinamiche per una migliore riuscita futura delle iniziative e per una crescita collettiva di questo movimento.

  • Durante tutto il corteo ci siamo presi insulti e offese da alcune persone che erano presenti e che non avevano la minima voglia di ascoltare quanto gli veniva detto e avere un dialogo. Una ragazza del nostro collettivo si è presa uno schiaffo da un uomo, uno di noi ha subito, oltre agli insulti anche minacce, che potevano facilmente sfociare in un’aggressione fisica. Non c’è stata una singola persona del nostro collettivo che non sia stata aggredita verbalmente da qualcuno di questi esaltati con un’arroganza inaudita.
  • Il clima di tensione non l’abbiamo creato noi sicuramente. Era già presente tra alcuni presenti dell’astio nei nostri confronti. L’esempio pratico, per chi se l’è perso, sta già all’inizio del corteo: uno dei nostri era impegnato in un intervento d’apertura prima di partire, spiegando la situazione circa Green Hill e la lotta alla vivisezione, quando due “signore” infervorate si sono fatte strada tra la folla interrompendo l’intervento urlando “Basta! Vogliamo andare?! Hai rotto le palle, ora basta parlare, muoviamoci!”. Siamo sempre aperti al dialogo, ma questa non era una richiesta o una spiegazione di motivazioni che potevano avere un fondamento o meno, era un gesto di arroganza e mancanza di rispetto. Ribadiamo che ci sono contenuti, informazioni, cose da dire per portare avanti una lotta vera e che un corteo è un momento in cui si cresce anche sotto questo punto di vista.
  • Ci viene contestata la malaorganizzazione del corteo da alcuni presuntuosi. Queste persone non solo non hanno idea di come si svolga una manifestazione, ma non hanno capito che gestire tremila persone (a Montichiari!) non è cosa facile. Abbiamo fatto presente che con le difficoltà avute nell’ottenere l’autorizzazione lo scopo del corteo era quello di arrivare sotto l’allevamento per poi far partire un presidio permanente che aveva certe finalità (che poi illustreremo in questo testo). Abbiamo fatto presente anche durante il corteo che la polizia era pronta, numerosa e non sarebbe stata intransigente con chi avrebbe tentato di entrare nell’allevamento. Ci contestano che dovevamo essere più chiari. Abbiamo pubblicato sul sito la pagina con le informazioni circa l’accampamento, segnalata su facebook e fatta girare in newsletter. Non possiamo andare a spiegarlo persona per persona. Abbiamo fatto degli interventi in merito durante il corteo, soprattutto mentre eravamo verso la fine. Da lì in poi è tutto nelle mani (e nella testa) di chi partecipa. Forse bisognerebbe leggere di più i comunicati e ascoltare gli interventi al microfono (anziché gridare offese come purtroppo ci siamo sentiti ripetere più volte da gente che interrompeva e disturbava gli interventi). I cortei sono anche momenti in cui si condivide e si partecipa, responsabilizzandosi per la buona riuscita della manifestazione. Non potete contestarci la mancanza di un servizio d’ordine, quando i primi a non fare servizio d’ordine sono coloro che erano in corteo. Ognuno di noi dovrebbe fungere nei propri limiti da servizio d’ordine, autoresponsabilizzandosi. Qualcuno dice che ci fossero degli “infiltrati”. Bene: se li vedete in un nostro corteo siete invitati a farli presenti agli organizzatori, per difendere l’esito positivo della protesta.
  • La disorganizzazione non può essere imputata (solamente) a noi. Siamo pronti a prenderci le nostre eventuali responsabilità, ma quando per esempio la gente ha iniziato a tentare lo sfondamento delle transenne per poi salire attraverso i campi c’erano persone che con il proprio megafono impartivano direttive e confondevano la gente. Che questo renda chiaro il fatto che la disorganizzazione non è di nostra responsabilità, ma di chi si sente legittimato ad imporsi e creare scompiglio, approfittando anche dell’emotività di chi è presente in corteo.
  • A tutti fa comodo che il Coordinamento Fermare GreenHill costruisca la campagna, che salga sul tetto per 30 ore e la trasformi in un caso nazionale, che faccia uscire registrazioni “rubate” all’interno dell’allevamento, che dia informazioni concrete per quasi tre anni. Eppure sabato abbiamo assistito anche a questa fiera dell’arroganza: persone che mai hanno partecipato ad un’iniziativa contro Green Hill prima di pochi mesi fa andare da chi è stato sul tetto di Green Hill per 30 ore e dirgli “ma tu chi sei? io sono mesi che faccio i cortei contro Green Hill!”… Mesi? Noi siamo anni che stiamo portando avanti questa campagna! Stavamo lottando prima che arrivasse quell’approfittatrice in cerca di consensi della Brambilla (che a detta sua doveva chiudere Green Hill prima e che doveva salvare le scimmie di Harlan poi… ma ancora credete a queste menzogne elettorali?!), prima di Striscia la Notizia e dei riflettori della televisione. Sono anni che ci mettiamo in gioco, facciamo sacrifici, ci impegniamo, portiamo informazioni per chiudere davvero Green Hill e fermare la vivisezione, senza cercare come altri il tornaconto personale. Nessuno di noi ci guadagna nulla, anzi, ci siamo presi denunce, avvisi orali e via dicendo… Non vogliamo la riconoscenza, ma quantomeno il rispetto, quello sì.
  • Una campagna si costruisce negli anni e con una strategia. La chiusura di un luogo di tortura simile a Green Hill, chiamato Morini, in provincia di Reggio Emilia, ha richiesto 8 anni di lotte. E non si trattava di una multinazionale, ma di una piccola azienda. Molti di voi non ne hanno mai sentito parlare ma alcuni di noi c’erano e hanno imparato sul campo come portare avanti una campagna con successo, hanno imparato ad avere pazienza e calibrare le forze e le iniziative.
  • Anche se comprendiamo lo spirito con cui molti speravano dipoter entrare nell’allevamento, aprirne le porte e salvare gli animali, è un po’ ingenuo pensare che la polizia avrebbe permesso un’altra liberazione da Green Hill. Ed è sprovveduto quando si vede come stanno le cose scagliarsi addosso alla celere in antisommossa a mani alzate insultandoli dicendo che tanto “non possono farci niente”. Evidentemente oltre alla giusta rabbia per quanto accade in questo lager c’è stata molta ingenuità e mancanza di cognizione sul ruolo che la polizia ha in questi casi. Fortunatamente non era volontà della questura infierire e fare del male ai manifestanti, come invece accaduto davanti all’allevamento Morini nel 2004 dove è finita con molte ossa fatturate e persone in ospedale, ma solamente difendere il lager e allontanare i manifestanti con cariche di alleggerimento. Purtroppo abbiamo anche notato la presenza di molti cani vicini alle cariche, gesto sconsiderato che da un po’ il senso di questa ingenuità tipica di chi non ha partecipato a molti cortei e non ha mai visto polizia in antisommossa e cariche.
  • Vogliamo inoltre far notare l’arroganza e la presunzione di chi ci viene a dire (in faccia alla polizia) che noi non siamo nessuno perché lui/lei ha liberato 70 cani ad aprile. Ma quando mai ci si vanta di aver fatto una liberazione in pubblico e davanti alla polizia? Ci siamo resi purtroppo conto che molti hanno mania di protagonismo, di essere “eroi” e non hanno la minima cognizione di quello che stanno facendo e di cosa sia il movimento antivivisezionista e animalista, di cosa faccia parte questa campagna, quali ne siano le basi e le idee. E ci chiediamo anche: se Green Hill allevasse ratti o topi, dove sarebbero questi sbandieratori di eroismo.
  • I soliti maldicenti che hanno interesse nel delegittimare la nostra campagna dicono che noi eravamo nel parcheggio a mangiare i panini e che nessuno di noi è salito per seguire la situazione presso l’allevamento. Non è affatto vero: alcuni membri del Coordinamento Fermare Green Hill sono saliti, insieme a qualcuno del comitato locale “Montichiari Contro Greenhill”, che come sempre si è reso collaborativo al massimo per tutto il corteo. Alcuni di noi erano su e continuavano a parlamentare con la polizia e cercavano di far ragionare anche i manifestanti spiegando le già evidenti disposizioni avute dai reparti, che poi infatti hanno caricato. Evidentemente a qualcuno fa comodo dire che noi eravamo a mangiare i panini mentre altri si mettevano a dirigere il traffico sulla collina.
  • A chi insinua dubbi sulla presenza dei tavoli informativi nostri e di altri collettivi a noi vicini: innanzitutto un corteo è anche un momento informativo e aggregativo in cui si torna a casa avendo conosciuto altre persone, ma anche con qualche libro, rivista e informazione che può esserci utile a prendere parte attiva a questo movimento. Inoltre i panini e le magliette servono per finanziare la campagna, per stampare il materiale e per raccogliere i soldi per le spese legali della campagna o per altri attivisti di liberazione animale che oggi si trovano nei guai con la legge. E’ una cosa che si è sempre fatta ed è un gesto di solidarietà e supporto. Anziché chiedere le donazioni via paypal senza dare niente in cambio per stampare i volantini, noi preferiamo vendere una maglietta e ricavare qualcosa da lì. Entrambe le parti sono soddisfatte: noi abbiamo dei soldi da usare per finanziare le spese di questa campagna (avete idea di quanti ordini di materiale ci arrivino ogni settimana?) e per pagare le spese legali e voi avete una maglietta con un messaggio antispecista, contro la vivisezione o contro Green Hill. Qualcuno vuole farci i conti in tasca? Ebbene, abbiamo raccolto circa 1250 € (si vede che chi ha fatto viaggi in pullman lunghissimi ed estenuanti ha gradito la presenza dei nostri tanto criticati panini vegan). Di questi 1250 € una metà andrà come già detto a coprire le spese sopraccitate, l’altra metà abbiamo deciso di devolverla a Vita Da Cani Onlus, un canile virtuoso che da anni si occupa del recupero di animali in difficoltà, compresi alcuni cani che escono dal terribile inferno del sistema della vivisezione e di quelli salvati con la chiusura di Morini nel 2010. Ecco dove vanno i soldi.
Detto tutto questo, sperando di non doverlo ribadire, vogliamo invece ringraziare tutte le persone che supportano la nostra campagna e che sempre hanno partecipato col miglior spirito alle nostre iniziative, anche chi in buona fede è salito all’allevamento, preso dall’emozione del momento.

Purtroppo, come già detto, i disordini di sabato hanno dato alla questura un buon pretesto per la revoca dell’autorizzazione al presidio permanente che avrebbe potuto restare qualche giorno, fino a due settimane, sotto l’allevamento. La Marshall, multinazionale proprietaria di Green Hill, ha fatto uscire una nota, dandoci degli “ultras”. Pensiamo che una presenza costante sotto l’allevamento, 24 ore su 24, per una o due settimane avrebbe potuto creare alla Marshall e a Green Hill una preoccupazione e un danno maggiore che un assalto prevedibile e sventato dalla massiccia presenza di agenti.

Nei nostri intenti c’erano quello di creare momenti di assemblea popolare in cui discutere di vivisezione, di Green Hill, di sfruttamento animale, di antispecismo, per gettare le basi di un movimento più consapevole e capace. Saremmo stata la prima cosa che vedevano i lavoratori ad inizio giornata e a fine giornata. Avremmo portato avanti presidi di pressione davanti ai vari clienti, fornitori e collaboratori di Green Hill ancora attivi. Avremmo potuto portare un’attenzione duratura sul caso Green Hill sia per l’opinione pubblica che per il Senato. Avremmo potuto fare tante cose. Non vogliamo prendercela con nessuno. Però questo era il nostro progetto e scusateci, ma ci sembra meglio che un tentativo impossibile di ripetere il bellissimo gesto di fine aprile, data la ovvia e risaputa presenza di polizia in assetto antisommossa e le intenzioni della Questura di evitare un ripetersi dell’esito precedente.

Ci auguriamo che queste nostre note, scritte con i toni accesi di chi vede il proprio operato compromesso dall’arroganza, la presunzione e il protagonismo di pochi esaltati, ma anche coi toni accesi di chi non ha nessuna intenzione di gettare la spugna, possa giungervi forte e chiaro.

Invitiamo chiunque abbia voglia di seguire la nostra campagna a continuare a partecipare con entusiasmo e voglia di fare.

Per tutti gli altri, l’invito è uno solo: preferiamo essere in pochi ma buoni, per cui se la vostra idea di attivismo è rispecchiata da tutti quei comportamenti e atteggiamenti negativi riportati in questo comunicato, vi invitiamo a non partecipare alle nostre iniziative.

Grazie ancora a chi ci supporta realmente e a chi ha veramente a cuore la nostra causa contro Green Hill e la vivisezione.

Coordinamento Fermare Green Hill

 

giovedì, 5 luglio 2012